Monumento del Bicentenario della Scuola di Cavalleria

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spazi urbani
About This Project

Un segno che diventa disegno, apre a nuove prospettive la circolare e continua svolta a sinistra; un esplicito richiamo alla spazialità barocca, necessità di stupire e generare meraviglia, supera il limite della retorica e recupera la velocità delle avanguardie artistiche. Un sogno onirico disegna con il bianco il monumento educativo, manifesto di un perenne presente, i cui oggetti hanno una scala di rappresentazione e regole geometriche autonome. Il cerchio, la sfera, l’ovale e il cielo si svelano al movimento della luce, mentre, all’ombra del cipresso, sentinella senza tempo, l’onore dei cavalieri si allinea nel solco dei carri, oggi cingoli, armati di pace. Un inno che aggregare la collettività intorno ad un ideale, intorno ad un progetto, intorno ad un traguardo. Una metafora della vita, monito di pace, dove l’impronta mai doma risponde “presente” all’amor di patria.

 

Le celebrazioni del Bicentenario della Scuola di Cavalleria del 2023, hanno rappresentato il pre/testo per scrivere un nuovo testo con il fine di educare l”ultima generazione”, al valore della storia, alle ragioni del sapere, all’importanza del dovere.  I monumenti non sono altro che le manifestazioni fisiche della narrazione dell’uomo che, per mezzo delle arti, ricordano le gesta del passato per perpetrare quelle tracce identitarie di cui si vuole rendere esplicita la condivisione come comunità.  La parola latina “monumentum” esprime una delle funzioni fondamentali della mente (mens), la memoria (memini). Il verbo monere significa far ricordare, avvisare, illuminare, istruire. In parallelo con il nostro tempo social network, potremmo considerare i monumenti del passato “influencer ante litteram” inversamente proporzionali alla memoria digitale che annulla il ricordo, desertifica la riflessione, mistifica le coscienze e trova nelle città il suo vuoto più evidente. “E se davvero l’architettura è rivoluzione, credibilità, processo di identificazione, non potevo realizzare solo una scultura (non ne sarei capace) ma… avevo l’obbligo di disegnare architettura per coinvolgere ed essere coinvolto in un vero processo di rifioritura urbana dove gli abitanti diventano protagonisti del riscatto del rione Casermette in… quartiere delle Cavalleria.